“Una grande storia di amore e morte e della perversione dell’occhio clinico che la osserva. Inghilterra 1959. Dall’interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra comincia a esporre il caso clinico più perturbante della sua carriera: la passione tra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra, e Edgar Stark, artista detenuto per uxoricidio.È una vicenda cupa e tormentosa, che fin dalle prime righe esercita su di noi una malìa talmente forte da risultare quasi incomprensibile – finché lentamente non ne emergono le ragioni nascoste. Il fatto è che in questo straordinario romanzo neogotico McGrath ci scalza dalla posizione abituale, e confortevole, di lettori, chiedendoci di adottare il punto di vista molto più scabroso di chi conduce una forma singolarmente perversa di indagine: il lavoro analitico. Eppure qualcosa, forse una tensione che a poco a poco diventa insopportabile, ci avverte che i conti non tornano, e che l’inevitabile, scandalosa e beffarda verità sarà molto diversa da quella che eravamo stati costretti a immaginare.”
Un libro un po’ particolare, a tratti inquietante, eppure si ha voglia di continuare a scorrere le pagine. Si perchè leggendolo emerge una riflessione e cioè ci si chiede inevitabilmente quale sia il confine tra follia e normalità e quanto ci sia di folle fra chi cura o curava i folli.
E ancora ci si chiede perchè l’amore, questa forza potente del cuore, abbia la capacità di farci perdere la razionalità e di trasformare persone normali in persone sopraffatte dalla follia.
Editore Adelphi – Pagine 296 – Formato cartaceo