Sulla motocicletta – Jhon Berger

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CONSIGLI ESTIVI DI LETTURA [5]

John Berger (1926-2017) è noto in tutto il mondo come critico d’arte, poeta, narratore, sceneggiatore cinematografico, autore teatrale e disegnatore.

“«Sulla moto si affronta ad alta velocità ogni fatto che s’incontra. Il corpo e la macchina seguono gli occhi che trovano la strada dove passare, intatti. Il senso di libertà deriva dal fatto che l’attesa tra la decisione e la conseguenza è minima, e se c’è una resistenza o un ritardo li si usa come rimbalzo. In moto, se si vuole continuare a vivere, non si pensa ad altro oltre quello che c’è. Guidare una motocicletta non ha niente a che fare con la velocità. È un’esperienza intensissima di libertà psichica e fisica». Nel 2002, in un’intervista a una stazione radio di Los Angeles, John Berger descrive così la sua passione per la motocicletta, sorta durante il servizio militare nell’esercito britannico – lo destinarono al compito di “staffetta”, di addetto al recapito di messaggi – e mai più abbandonata, tanto che, ad Antony, alle porte di Parigi, lo si vede, quasi novantenne, dare lezioni di guida alla figlia sedicenne dell’amica Tilda Swinton. Guidare una moto, per Berger, è «un’esperienza intensissima di libertà psichica e fisica» poiché è un’arte che «differisce da ogni altro tipo di guida». Un’arte «spinoziana» – come scrive Andy Merrifield in questo volume, ricordando come Spinoza impregni ogni gesto reale e di pensiero di Berger – perché «interessa l’intero corpo e il suo istintivo senso dell’equilibrio». Con la sua meccanica e le sue due instabili ruote, la moto è, per Berger, mezzo di trasporto d’elezione, ma anche metafora, esca al lavoro congiunto di corpo e mente, strumento di ricerca e di piacere che implica costantemente una perfetta coincidenza tra occhio e mente, mano e cuore. Curato da Maria Nadotti, questo libro è un omaggio all’arte di guidare la motocicletta secondo John Berger, offerto a tutti coloro che ne condividono in qualche modo l’«esperienza di libertà»

In questo libretto piccino sono contenuti alcuni suoi pensieri  sull’arte di guidare la motocicletta; i pensieri nascono da alcuni suoi scritti, da interviste, ma anche da amici che condivisero con lui la passione per la moto. Alla sua Honda, più nota come Blackbird, cioè merlo, aveva inserito al portachiavi una tartaruga, quasi a compensare la lentezza della tartaruga col volo scattante del merlo.

Si parla della motocicletta, ma anche della vita perchè per Berger l’arte di guidare una moto appariva come un’arte per affrontare la vita. Mentre si legge questo piccolo libretto, si sente la passione e viene voglia di guidare come quando ad esempio Berger dice: “

In macchina sei sempre in un abitacolo. Anche se il paesaggio è magnifico, questo ti scorre accanto dentro una cornice. In moto la cornice non c’è più. Hai un contatto completo con ogni cosa. Non sei più uno spettatore, sei nella scena e la sensazione di presenza è travolgente.

Infine c’è nel libro un’interessante paragone fra la poesia e l’arte di guidare la motocicletta che ha attirato la mia attenzione. Eccone alcune righe:

Scrivere una poesia è l’opposto che guidare una moto.  Sulla moto si affronta ad alta velocità ogni fatto che s’incontra. Il senso di libertà deriva dal fatto che l’attesa tra la decisione e la conseguenza è minima. In moto se si vuole continuare a vivere non si pensa ad altro oltre quello che c’è. Le poesie sono impotenti davanti ai fatti. Esse trovano il nome per le conseguenze ma non per le decisioni…

Editore Neri Pozza – Pagine 156 – Formato cartaceo – Ebook

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