“A Maurizio non veniva cosí facile dire «noi», perché non c’è plurale nel mondo di un figlio unico, educato dalla solitudine a diventare per sempre l’unica misura di sé stesso. A Crabas col «noi», invece, bisognava farci i conti, perché i suoi nonni, i vicini di casa dei nonni, i loro figli e i bambini dei loro figli parlavano tutti di sé al plurale con la ronzante fluidità di uno sciame d’api intorno all’alveare […].
Ma era soprattutto dagli altri ragazzi che Maurizio sentiva usare il noi con quell’accezione densa, piena di respiri comuni.
«Non ci diamo proprio per vinti, eh?» gli aveva detto una volta Giulio, il figlio del vigile urbano, mentre lo guardava con la fionda stretta tra le mani prendere per l’ennesima volta la mira sulla lattina vuota poggiata in piedi sull’argine dello stagno, proprio dietro alla chiesa di Santa Maria.
Maurizio aveva distratto gli occhi dal bersaglio e aveva fissato il ragazzo piú grande per qualche istante, come se anche la risposta richiedesse una buona dose di mira. A diventare amico di Giulio ci aveva messo piú di dieci giorni, e ora rischiava di giocarsi tutto in un istante. Con il cuore che gli batteva forte dalla paura di sbagliare, aveva mormorato spavaldo:
«Non siamo mica gente che si arrende, noi».
Giulio a quel punto gli aveva sorriso e poi il sasso lanciato dalla fionda era andato dritto sulla lattina, facendola cadere giú dal costone dell’argine con un suono acuto e pieno di riverberi. Il ragazzo piú grande aveva mormorato un’imprecazione passandosi una mano nei capelli scuri con un gesto incredulo, poi lo aveva applaudito forte.”
Un racconto che si legge in poco tempo, dove penso ognuno si possa identificare, al nord o al sud i passatempi dei ragazzi, quando io ero ragazza, erano poi gli stessi e soprattutto per noi figli unici, il bello era essere circondati da amici e in vacanza dai nonni, dove i genitori non potevano “mettere il becco” su quello che facevamo. Quanto siamo cresciuti in quelle estati? Uno spaccato di vita italiana che ci fa sorridere e che ci fa ricordare magari momenti dimenticati, non conoscevo Michela Murgia come scrittriche e vorrei leggere anche altri suoi romanzi.
Editore Einaudi – Pagine 112 – Formato cartaceo – Ebook