“È l’agosto del 1346, quando il valoroso Maynard de Rocheblanche, sopravvissuto a una disfatta militare, entra in possesso di una pergamena con un enigma vergato. Quell’oscuro testo fa riferimento a una reliquia preziosa, avvolta nel mistero, il Lapis exilii. Sono molti coloro che hanno interesse a impossessarsene, primi fra tutti un ambizioso cardinale di Avignone e il principe Karel di Lussemburgo, desideroso di farsi incoronare imperatore. Per non far cadere l’inestimabile documento in mani sbagliate, Maynard sarà costretto a fuggire. Si recherà prima a Reims, presso la sorella Eudeline, badessa del convento di Sainte-Balsamie, poi nell’abbazia di Pomposa. Proprio lì avverrà il fortunato incontro con l’abate Andrea e il giovane pittore Gualtiero de’ Bruni, insieme ai quali proverà a scoprire la verità sulla reliquia. L’unico a conoscerla, tuttavia, è un monaco dall’aspetto deforme, che ha carpito il segreto del Lapis exilii da un luogo irraggiungibile, il monastero di Mont-Fleur…”
Ambientato a metà del 1300, nei dialoghi e termini usati all’epoca, nelle descrizioni degli ambienti e costumi lo scrittore ha sicuramente fatto un lavoro accurato. E’ riuscito, a mio parere, a descrivere l’epoca nei minimi particolari, attraverso anche gli stati d’animo dei vari personaggi, i loro pensieri, i loro valori o l’assoluta mancanza di essi. Mi ha trasportato indietro nel tempo, con la povertà e la sporcizia nelle strade (e non solo), con il silenzio e la rigidità della vita monastica, l’opulenza, le brame di potere e la violenza soprattutto verso le donne (ahimè non solo tipica dell’epoca). All’inizio mi è sembrato un po’ ostico il linguaggio utilizzato, un po’ ridondante poiché lontano dall’attuale, ma dopo i primi capitoli mi ha davvero preso il racconto, coinvolgendomi nella lettura, abituandomi al modo di parlare del cavaliere Maynard de Rocheblanche, di sua sorella Eudeline o del monaco malvagio dall’aspetto deforme Facio di Malaspina tanto da risultarmi del tutto naturale. La storia si movimenta, i personaggi si iniziano a conoscere, i misteri s’infittiscono e il tutto scorre molto più velocemente anche grazie a capitoli brevi con relativo cambio di scena. Si seguono più storie che ad un certo punto s’incontrano per poi ridividersi. Simoni ha senz’altro ideato una saga che ha tutte le carte in regola per avere successo. Per quanto mi riguarda però la delusione è arrivata al termine del libro non avendo svelato nessuno dei molti misteri presenti, anzi terminandolo come fosse un normale capitolo senza un finale-non finale. E’ vero che è una saga, è vero che questo è solo il primo e che il lettore và invogliato a leggere i seguenti ma in questo modo mi è sembrato una forzatura come se non mi lasciassero questa scelta . Ed è un vero peccato non aver fiducia nel riuscire a coinvolgere il lettore a tal punto da spingerlo a leggere assolutamente il proseguo o peggio nel renderlo obbligato a farlo. Credo che, anche in una saga, ci deve essere la capacità e la volontà di scrivere ogni romanzo con un finale che appaghi almeno in parte il lettore lasciando nello stesso tempo il mistero principale da svelare nell’ultimo capitolo della serie. Buone letture.
Editore Newton Compton – Pagine 335 – Formato cartaceo – Ebook
Bella recensione e trama dall’aria interessante.
Ora devo solo decidere se provare o lasciar perdere, dal momento che condivido in pieno la tua considerazione finale!
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Ciao Francesca, ti ringrazio! Secondo me qualsiasi decisione prenderai andrà bene poichè anche se io l’ho letto non sono sicura che leggerò il secondo. Buona serata.
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