“Firmino è un topo nato in una libreria di Boston negli anni Sessanta. È il tredicesimo cucciolo della nidiata, il più fragile e malaticcio. La mamma ha solo 12 mammelle e Firmino rimane l’unico escluso dal nutrimento. Scoraggiato, si accorge che deve inventarsi qualcosa per sopravvivere e comincia ad assaggiare i libri che ha intorno. Scopre che i libri più belli sono i più buoni. E diventa un vorace lettore, cominciando a identificarsi con i grandi eroi della letteratura di ogni tempo. In un finale di struggente malinconia, Firmino assiste alla distruzione della sua libreria ad opera delle ruspe per l’attuazione del nuovo piano edilizio.”
La trama è a dir poco originale.
Firmino è un personaggio piuttosto complesso: si sente brutto, ma si sente anche molto intelligente, un vero intellettuale; tanto che vorrebbe essere un uomo per poter comunicare con loro.
Firmino non brilla per simpatia, anche se alcune scene mi hanno fatto sorridere, da ogni sua parola trasudano solitudine, miseria e tristezza, anche se è bruttino e ad un certo punto si azzoppa pure, non trasmette quel senso di tenerezza e complicità.
Un libro malinconico, commovente cha fa riflettere.
Editore Einaudi – Pagine 179 – Formato cartaceo – Ebook